giovedì 5 febbraio 2015

LA GELOSIA DEL FRATELLO MINORE


Oggi proponiamo un articolo molto interessante su un argomento poco trattato, con il quale invece, ogni genitore che abbia più di un figlio si trova a fare i conti. L'articolo è a cura di Mamma Medico, blog con consigli e informazioni per la salute dei bambini.

C’è un argomento caldo, anzi caldissimo che avevo trattato diverse volte in passato ma che ora torna prepotentemente, un evergreen insomma.
Di che si tratta? Della gelosia fra fratelli. Ne hanno scritto in questi giorni altre mamme blogger e anche io avevo in serbo il post da tempo. Perché ne scrivo oggi? Non per fare la “copiona”, ma nella speranza che qualche lettore “illuminato” abbia qualche consiglio.
Quando pensiamo alla gelosia fra fratelli, pensiamo sempre a quella che il fratello maggiore manifesta verso il minore.
E il motivo è chiaro.
Un bimbo che fino a quel momento è stato da solo ha ricevuto tutte le attenzioni dei genitori, non ha dovuto dividere con nessuno il loro tempo, il loro affetto, non ha dovuto dividere con nessuno spazi e giochi. Tendenzialmente il piccolo figlio unico diventa il reuccio di casa stra-amato, stra- coccolato.
Quando arriva un fratello per forza di cose cambiano gli equilibri, la mamma si assenta per qualche giorno e torna con in braccio l’altro bambino. Un piccolo bambino che piange e reclama tutte le attenzioni. Un piccolo bambino a cui non si può dire di aspettare se piange, se ha fame o ha bisogno di essere cambiato. Al primogenito si. Il primogenito è grande. È grande anche se ha due anni e proprio grande non è. Così iniziano i problemi noti e stranoti. Si tratta di gelosia. Gelosia che tutti danno per normale. Anzi. Sarebbe strano se non ci fosse.
Io stessa da sorella maggiore me la ricordo bene. Avevo 4 anni quando è nata mia sorella. È cambiato tutto nella mia vita anche perché negli anni ‘70 non c’erano certo le accortezze in materia di psicologia del bambino che ci sono oggi. E mi ricordo bene che seppellivo quel sentimento di “odio” verso di lei che mi faceva sentire cosi’ in colpa quando riemergeva.
Me lo sono ricordata cosi’ bene che quando aspettavo microba e poi quando è nata, tutte le accortezze, le attenzioni, erano per supernano. Siamo stati anche fortunati perché microba fino ad un anno non si è mai sentita. A parte le esigenze fisiche non richiedeva altro. Dove la si metteva stava, pendeva dalle labbra del fratellone che la adorava. Nessuna necessità di rivedere gli equilibri famigliari, nessuna turbolenza nella vita di supernano.
Fino all’anno di microba appunto.
Poi sono sorti i problemi a cui non ero preparata. Quei problemi che ancora oggi faccio fatica a gestire.
Microba si è accorta di esistere. Microba ha cominciato a pretendere una sua collocazione. Microba ha messo a fuoco il fratello in modo diverso. Non era più solo il bimbo da seguire ed emulare, era quello che le portava via la mamma perché i minuti della buonanotte prima equamente divisi dovevano essere solo per lei; era quello che attirava le attenzioni degli estranei o dei nonni o degli zii quando ha iniziato la prima elementare ed orgoglioso mostrava zaini e quaderni; era il super sportivo che riceveva i complimenti dai maestri.
E microba?
Microba ha deciso che doveva andare a scuola quando il tempo della scuola primaria era ed è lontanissimo; ha preteso zaino e quaderni; alla sera deve fare i compiti e con caparbia da sola ha imparato a scrivere numeri e lettere; deve essere altrettanto brava negli sport: lo scorso anno sotto una tormenta di neve ha imparato a sciare non lamentandosi mai, ha deciso che deve nuotare nell’acqua alta senza braccioli, vorrebbe giocare a tennis e ha messo il muso quando le è stato detto che è troppo piccola.
Tutto ciò potrebbe essere positivo, ma, c’è un ma. Quando non può, quando non ottiene quando si rende conto dei suoi limiti (d’età) quando supernano, che nel frattempo sta molto in disparte, ha veramente bisogno, scatta il trip. Microba si trasforma, diventa una iena. Calci, pugni, morsi verso di me o verso il fratello, verso i suoi giochi, verso gli oggetti di scuola. Minaccia di andarsene di casa o al contrario invita poco gentilmente noi ad andarcene, sostenendo che nessuno l’ascolti, le voglia bene. Impossibile descrivere quello che succede a casa nostra in quei momenti. Niente e nessuno la può calmare. E la “pazzia” scatta all’improvviso. A volte senza neppure un apparente motivo.
All’inizio mi sentivo impotente. Ho alternato momenti di resistenza passiva a momenti di resistenza attiva. Ho comprato libri. Per me. Per lei. Uno molto carino si intitola “Giallo di gelosia” ed è la storia di una mamma con 3 figli che si clona in 3 mamme causa la gelosia dei suoi bambini.
Una delle ultime volte dopo aver contato fino a 1000 l’ho presa in braccio con calma (anche se dopo che aveva pasticciato il quaderno di matematica del fratello avevo solo voglia di prenderla a sberle-e non mi vergogno a dirlo) e le ho parlato con calma. Le ho spiegato che lei doveva essere fiera di avere un fratello maggiore. Innanzitutto perché stare da soli è brutto ma soprattutto perché lei era stata scelta oltre che dalla mamma e dal papà anche da suo fratello che fino da subito l’aveva amata tantissimo.
Queste parole l’hanno colpita moltissimo. Stavo quasi tirando un sospiro di sollievo quando mi è caduta addosso un’altra tegola.”mamma, va bene, ma come ho fatto ad entrare nella pancia?” …
Cosa le ho raccontato sarà argomento di un altro post!

http://www.mammamedico.it/psicologia/la-gelosia-del-fratello-minore/

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