lunedì 30 marzo 2015

LETTONE SÌ… LETTONE NO


Una delle domande che spesso mi viene posta dai genitori è “come faccio a far uscire mio figlio dal lettone?

Il problema è controverso e il dibattito tra chi è favorevole al “co-sleeping” (come lo chiamano gli anglosassoni) e chi è contrario è molto acceso.

Il mio articolo di oggi non vuole entrare nel merito di ciò che sia giusto e ciò che sia sbagliato ma vuole fornire uno spunto di riflessione in merito a questa tematica molto sentita da tutti i genitori.
Di solito quando mi si pone la domanda che ho esplicitato all’inizio la mia risposta è un’altra domanda: “come mai suo figlio dorme nel lettone?

A questa domanda seguono le risposte più differenti: a volte perché il bambino sta male e richiede un maggiore controllo durante il sonno, altre volte perché la mamma allatta e in questo modo risparmia un po’ di energia e riprende subito sonno, oppure il bimbo lasciato nel suo lettino piange e si tranquillizza con il contatto fisico e con il calore materno, etc. etc.

Suddividerei le risposte, generalizzando, in due grandi filoni:

lettone come esigenza del bambino
lettone come esigenza dei genitori

Volendosi focalizzare sul lettone come esigenza dei genitori (spesso più delle mamme), molte volte le risposte che ricevo sono relative ad una soddisfazione che le madri stesse ottengono dal dormire insieme al figlio, senza che sia stato il bambino a richiedere di dormire con i genitori:

è davvero una meraviglia dormire con il mio piccolo. Mi sveglia la mattina o quando si addormenta mi accarezza
siamo un tutt’uno, lui dorme sempre sul mio petto e lo tengo abbracciato
averla vicina in fondo ci piace
perché ci piace tanto!
certo prendiamo calci e pugni ma in fondo è bellissimo, non torneranno mai questi tempi!
perché, lo confesso, mi piace tenerla lì
amo mettere il mio cucciolo nel lettone per puro e semplice piacere! Il tempo vola e... voleranno gli anni ed io mi voglio godere a pieno il mio cucciolino
mi piace dormire con mio figlio.


Tutte queste risposte indicano come ci siano delle situazioni in cui la madre (o entrambi i genitori) provano piacere nel dormire con il loro piccolo, che quindi la scelta di dormire insieme a lui non parta da una richiesta del bambino, che magari ricerca il contatto con la mamma, gli odori, il calore, ma da un bisogno della mamma stessa di condividere il sonno con il suo bambino.

Ci si potrebbe chiedere cosa ci sia di male in questo? Cosa ci sia di sbagliato?

Se è vero che i bambini hanno bisogno del calore materno, dell’amore, dell’affettività, delle coccole, è altresì vero, però, che fin da piccolissimi i bambini hanno bisogno del limite, hanno la necessità che il rapporto con la madre non diventi un rapporto di fusione, simbiotico, in cui può rischiare di venir meno la soggettività del bambino.

Risposte come quelle esposte sopra, indicano il rischio che possa esserci nella mamma una tendenza ad una relazione fusionale e simbiotica con il proprio bambino, una relazione che porta ad ostacolare il sano sviluppo verso l’autonomia e l’indipendenza del bambino.

Certamente questa risposta da sola non può bastare a definire una situazione potenzialmente “pericolosa” per la crescita del bambino, ma può essere un campanello d’allarme che può, quanto meno, fare insospettire.

In questi casi, quindi, dietro la domanda esplicita “come faccio a far uscire mio figlio dal lettone” si cela il desiderio implicito che ciò non avvenga, e i bambini sono molto sensibili al desiderio materno, anche a quello non esplicitato, non detto, per cui con il loro comportamento di rifiuto ad abbandonare il lettone rispondono implicitamente al desiderio della mamma, che rimangano sempre piccoli, sempre vicini, che non si separino dai genitori.

Un altro aspetto da non sottovalutare è poi il significato simbolico del lettone. Il letto matrimoniale, così come lo indica la parola stessa, è il luogo della coppia, è il luogo di mamma e papà, e in quanto luogo simbolico è carico di tutta una serie di significati importanti per il bambino.
Così come ho già descritto nel mio articolo “RELAZIONE DI COPPIA CON L’ARRIVO DI UN FIGLIO, VITA SESSUALE,MATERNITÀ E PATERNITÀ”, per un bambino non è importante soltanto sapere di essere nato dal desiderio di mamma e papà verso di lui, per un bambino è fondamentale sapere di essere nato dal desiderio di un uomo per una donna e viceversa, di essere il frutto del desiderio di una coppia, dell’amore tra il padre e la madre. Il luogo della coppia, allora, assume quel significato simbolico.

Ma allora il bambino può sentirsi escluso?

Certo! Anzi, il bambino deve sentirsi escluso da ciò che circola tra il padre e la madre, in quanto uomo e donna, ed è da tale esclusione che prende vita tutto lo sviluppo affettivo del bambino o della bambina e che un giorno lo o la porterà ad avere delle relazioni affettive sane.

Il bambino deve aver chiaro fin dall’inizio che lui è amato dai suoi genitori, ma che c’è qualcosa tra il padre e la madre che non lo riguarda, che concerne solo loro in quanto uomo e donna.

Tante volte, dopo quella famosa domanda di cui sopra, sono emerse situazioni in cui il bambino nel lettone contribuiva all’allontanamento della coppia, all’esclusione del padre, sfrattato e mandato a dormire nel lettino del bambino, all’alibi perfetto per evitare la sessualità; sono tutte condizioni cliniche evidenti, certo non frequenti, ma neppure molto rare.

Infine un capitolo a parte andrebbe aperto nei casi di separazione, in cui spesso le mamme, rimasto vuoto il posto nel lettone del marito, invitano il figlio o la figlia a dormire lì con loro “per compagnia”.

Ma questo è un altro argomento che merita una trattazione più approfondita.



Dott.ssa Roberta La Barbera
Psicologa e Psicoterapeuta
Viale Croce Rossa, 77
90145 Palermo

rob.lab@libero.it

https://www.facebook.com/pages/Studio-Equilibrium/1430604813886048?ref=bookmarks

http://studioequilibriumpalermo.blogspot.it/

venerdì 27 marzo 2015

"RICOMINCIAMO DA NOI!" PERCORSO DI BENESSERE PSICOLOGICO PER PERSONE SEPARATE


Ricominciamo da noi!” è un percorso di Benessere Emotivo e di Consapevolezza di Sé finalizzato a fornire degli strumenti per imparare ad affrontare al meglio i problemi e le sfide che una separazione richiede. Chi intraprende questo percorso, troverà delle strategie per elaborare la separazione e riorganizzare la propria vita, per risolvere eventuali conflitti e difficoltà quotidiane. Affiancati da esperti, si potranno apprendere, altresì, tecniche di rilassamento e di gestione dell’ansia.

Il percorso, inoltre, vi aiuterà a trovare un nuovo equilibrio, per una famiglia che deve riorganizzarsi, si troveranno le giuste modalità per vivere la genitorialità in una maniera nuova e differente, al fine di far sì che i bambini ed i ragazzi possano continuare la loro crescita ed il loro sviluppo serenamente, anche in presenza di due genitori che non vivono più insieme. Inoltre, infine, si affronterà l’aspetto relativo all’eventuale presenza di nuovi compagni e alla possibilità che ciò diventi una risorsa per la realizzazione della propria famiglia e per lo sviluppo dei propri figli e non un ostacolo.

E' rivolto:
a chi sta vivendo o ha vissuto una separazione e vuole ricominciare una nuova vita ripartendo dalle proprie risorse;
a chi vive, a causa della separazione, situazioni di sofferenza, stress, ansia, depressione, insonnia;
ai genitori separati in cerca di nuovi equilibri familiari, di nuovi modelli di genitorialità condivisa o congiunta;
a chi non riesce a garantire ai propri figli una serenità ed uno sviluppo armonico;
a chi sceglie di ricreare una nuova famiglia iniziando nuovi legami senza che ciò comprometta il benessere dei propri figli.

Il Percorso è articolato in incontri individuali, una parte dei quali con la Dott.ssa Silvia Giolitto, Psicologa, Psicoterapeuta Cognitivo Comportamentale per ciò che riguarda la gestione dell’ansia, le tecniche di rilassamento e le modalità per trovare nuove strategie personali per la gestione dei conflitti e delle difficoltà, e altri incontri individuali con la Dott.ssa Roberta La Barbera, Psicologa, Psicoterapeuta ad orientamento psicoanalitico, specializzata nell’ambito infantile, adolescenziale e nelle consulenze genitoriali.

Il percorso sarà preceduto da un incontro conoscitivo gratuito durante il quale vi sarà una presentazione del progetto e la valutazione delle esigenze personali, sulla base delle quali sarà possibile personalizzare il tipo e il numero degli incontri.

Il Percorso si tiene presso lo Studio Equilibrium, Viale Croce Rossa, 77 Palermo
Tel 3474475579 - 3452197044Mail studio.equilibrium@libero.it

Anche il costo dell’intero Percorso “Ricominciamo da noi!” sarà personalizzato sulla base delle esigenze emerse durante l’incontro conoscitivo.

lunedì 23 marzo 2015

PERCORSO DI TRAINING AUTOGENO E BENESSERE EMOTIVO PER STUDENTI


Rilassare il Corpo e la Mente è un’arte che si può apprendere: il corpo influenza la mente e viceversa. L’obiettivo del Percorso è imparare una tecnica, di comprovata efficacia scientifica, per rilassare il corpo e la mente e predisporre interiormente chi la pratica ad un utilizzo più efficace delle proprie risorse interiori. Questo Percorso è espressamente pensato per gli Studenti, oggi più che mai confrontati con le innumerevoli distrazioni, con difficoltà di concentrazione, con l’ansia da prestazione, l’insonnia.
E' rivolto a tutti quegli Studenti di Scuola Secondaria di Secondo Livello (Licei, Istituti Tecnici, Istituti Professionali) e/o Universitari, che sperimentano difficoltà di concentrazione, ansia da interrogazione o da esame, stress, insonnia, stanchezza cronica, insicurezza.

Il Percorso è articolato in n. 4 incontri della durata di circa un’ora e mezza ciascuno.
È tenuto dalla Dott.ssa Silvia Giolitto, Psicologa, Psicoterapeuta Cognitivo Comportamentale e dalla Dott.ssa Roberta La Barbera, Psicologa, Psicoterapeuta ad orientamento psicoanalitico.

Le date degli incontri saranno concordate al momento dell’iscrizione.

lunedì 16 marzo 2015

GENITORI SEPARATI E NUOVI COMPAGNI


Il presente articolo si pone l’obiettivo di suscitare una riflessione in tutti quei genitori che vivono una nuova relazione dopo una separazione o un divorzio. Il tema è molto vasto e può essere affrontato solo “caso per caso”.
Ad ogni modo le indicazioni generali che qui vengono fornite possono aiutare a riflettere sulla modalità con la quale si sta gestendo questa situazione così delicata.
Una domanda che chi è separato si pone spesso è:

Come faccio a ricostruirmi una vita amorosa con una nuova persona?

A questa domanda potrebbero arrivare le risposte più differenti che vanno dall’estremo in cui nel momento in cui ci si separa ci si deve occupare solo ed esclusivamente dei figli, all’altro estremo in cui è giusto rifarsi una vita, perché tanto poi i figli se ne andranno e si rimarrà soli.
Tra questi due estremi, come sempre, ci sono molte vie di mezzo.

Vediamo cosa dovrebbe fare il genitore e cosa il compagno o la compagna.

Per quanto riguarda il genitore separato, innanzitutto, è bene aver chiaro se si tratti di una separazione consensuale (non in termini giuridici, ma effettivamente voluta da entrambi i coniugi) o una separazione che uno dei due subisce a causa della decisione dell’altro. Inoltre è importante valutare se la separazione è avvenuta già per la presenza di un’altra persona oppure no ed il compagno/a è subentrato/a successivamente.
Sono questi dei dati fondamentali per analizzare in che modo i due genitori separati vivano la loro separazione e in che modo possano farla vivere ai loro figli.
È un dato di fatto, purtroppo, che chi paga di più le spese di una separazione quasi sempre sono i bambini, che si ritrovano spesso al centro di conflitti, di rabbie, di diatribe, di ostruzionismi che compromettono il loro sviluppo psicologico e che possono lasciare delle TRACCE INDELEBILI, delle conseguenze nefaste sia per la loro crescita che per le loro stesse future relazioni amorose.
Molto spesso, però, purtroppo questo non viene valutato e i due genitori così presi dalla loro sofferenza, dai loro vissuti, dai loro conflitti a tutto pensano fuorché al benessere dei figli.
Assistiamo quindi a situazioni in cui le madri per vendetta proibiscono ai padri di vedere i figli, a genitori che litigano davanti ai bambini, che davanti ai figli parlano male del padre o della madre, che raccontano dettagli che dovrebbero restare intimi alla coppia, e così via…; assolutamente noncuranti di come tutto ciò possa toccare i bambini, come possa da loro essere vissuto.
Tante volte ho sentito madri parlar male dell’ex marito davanti ai figli dicendo “tanto devono sapere chi è il loro padre, il male che mi ha fatto”, dimenticando che un uomo può anche essere un pessimo marito o compagno ma essere al contempo un ottimo padre. Altre volte padri che attaccano le loro ex mogli non valutando il male che possono fare ai figli, che sentono parlar male della propria mamma.

Tutto ciò viene complicato ancor di più quando sono presenti nuovi compagni o compagne.

I bambini spesso vivono con un grande senso di colpa la separazione dei loro genitori, a partire da un pensiero egocentrico, soprattutto quando sono relativamente piccoli, si fanno l’idea che in qualche modo loro siano responsabili della separazione. Tutto ciò nel migliore dei casi è vissuto a livello consapevole e quindi il bambino può anche esprimere questa sua convinzione e può anche essere rassicurato; altre volte però, il bambino non vive consapevolmente questo senso di colpa e lo agisce sul piano del comportamento, con atteggiamenti oppositivi, provocatori, iperattività, aggressività.
Il senso di colpa può peggiorare se il bambino inizia a frequentare il nuovo compagno della mamma o la nuova compagna del papà. Innanzitutto è bene precisare che più di una volta mi è capitato di ascoltare bambini, figli di genitori separati, essere angosciati dall’idea che la mamma o il papà potessero avere un compagno o una compagna perché quest’ultimo/a avrebbe preso il posto di uno dei due genitori.
Anche quando questo pensiero non fosse presente, spesso il bambino che conosce e frequenta il nuovo compagno o la nuova compagna e magari ci si trova anche bene, sperimenta un grande senso di colpa nei confronti del genitore. Se il bambino conosce il nuovo compagno della mamma ed instaura con lui una relazione significativa, penserà di dare un dispiacere al papà, che sta facendo una cosa sbagliata, che non dovrebbe provare questa simpatia perché a papà di sicuro non farebbe piacere, la stessa cosa vale per la compagna di papà.
Tutto ciò, maggiormente accentuato da un’eventuale conflitto a questo proposito tra i due ex coniugi.
Se un bambino sa che la mamma non ha accettato che il papà abbia una compagna, se sente la mamma lamentarsi di questo, criticare l’ex marito, provare gelosia, avrà enormi difficoltà ad accettare questa persona, perché non vorrà mai dispiacere la mamma. Tutto ciò vale anche per un eventuale compagno della mamma rispetto al papà.
Inoltre non dobbiamo sottovalutare la normale gelosia dei figli nei confronti dei genitori. Ogni bambino ed ogni bambina prova dei sentimenti ambivalenti nei confronti dei genitori, poiché se da un lato il bambino prova gelosia, per esempio nei confronti della mamma, o la bambina nei confronti del papà, dall’altro questa gelosia viene mitigata dall’amore che il bambino o la bambina ha per l’altro genitore.
Nel caso di un nuovo compagno o di una nuova compagna tutto ciò non accade. Il bambino o la bambina non ha sviluppato una relazione affettiva nei confronti di questa persona. “Per me non rappresenta nessuno” è qualcosa che tante volte i figli di genitori separati dicono a proposito dei nuovi compagni. La gelosia, quindi, non ha possibilità di essere mitigata e si esprime a volta con tutta la sua aggressività, sofferenza, angoscia.

Cosa fare allora?

La prima cosa da fare sarebbe quella di strutturare prima una relazione affettivamente valida, facendo, ad esempio, entrare nella vita dei propri figli questa persona in maniera graduale, non invadente, rispettosa degli spazi e dei tempi dei bambini. Permettere ai bambini di iniziare a voler bene al proprio compagno o alla propria compagna e via via gradualmente far comprendere ai bambini che il legame tra il proprio genitore e questa persona inizia ad essere qualcosa in più dell’amicizia, può aiutare i bambini a vivere meglio questa situazione nuova che, ricordiamoci sempre, loro non hanno chiesto!
Bisogna ricordare sempre che i bambini SUBISCONO la separazione dei genitori, che nell’immaginario del bambino ci sarà sempre il DESIDERIO che papà e mamma tornino insieme, e un nuovo compagno o compagna, anche quando non è stato direttamente la causa della separazione, è un ostacolo alla realizzazione di questo desiderio.
Chi si ritrova ad iniziare una relazione con un genitore separato dovrà essere disposto a stare sempre un passo indietro. Dovrà avere la sensibilità di pensare che un’eventuale rabbia o aggressività nei suoi confronti non è rivolta alla sua persona in quanto tale ma a ciò che la persona rappresenta e quindi non dovrà viversi gli eventuali dispetti, sfide, gelosie, aggressività sul piano personale ma in riferimento a ciò che egli o ella rappresenta per il bambino.
I comportamenti e gli atteggiamenti variano naturalmente al variare dell’età del bambino, per cui ciò che è essenziale è sempre una certa elasticità, il non arroccarsi in posizioni rigide, l’ascolto del bambino, ascolto sia delle parole che dei comportamenti, il rispetto dei suoi vissuti, la capacità di mettersi ogni tanto nei suoi panni e cercare di comprendere cosa possa provare, come possa vivere questa situazione.
Un atteggiamento empatico, in cui si vestono i panni dell’altro, spesso ci riserva delle sorprese; vedere le cose dal punto di vista dell’altro ci può far assumere dei comportamenti più adeguati e soprattutto più rispettosi nei confronti dei bambini.
Un altro errore che spesso si compie è quello di essere sempre presenti, con una presenza che dal bambino viene vista come invadente, ingombrante, anche quando non siano queste le intenzioni dell’adulto.
Un bambino che sta con il papà, per esempio, un weekend ogni 15 giorni, ha il DIRITTO di trascorrere del tempo da solo con il papà, senza la presenza della nuova compagna. A volte capita, soprattutto con i bimbi più piccoli, che alcuni papà possano richiedere la presenza della compagna, per sentirsi supportati nella loro funzione genitoriale, per l’accudimento del bambino, etc. In questo caso, dovrebbe essere la compagna stessa a rassicurare il papà delle sue capacità e del fatto che non abbia bisogno di lei e lasciare al bambino tutto il tempo necessario da vivere insieme al suo papà.

Dott.ssa Roberta La Barbera
Psicologa e Psicoterapeuta

martedì 3 marzo 2015

PERCORSO DI TRAINING AUTOGENO E BENESSERE EMOTIVO

Lo Studio Equilibrium organizza un Percorso di Training Autogeno e di Benessere Emotivo: una pausa rilassante per il Benessere della Persona!

Per tutti i dettagli potete consultare la locandina allegata.