sabato 4 luglio 2015

4 CONSIGLI PER GESTIRE LA GELOSIA TRA FRATELLI


Nell’articolo precedente abbiamo parlato di come la gelosia sia un sentimento sempre presente tra fratelli e sorelle, sia nel caso della nascita di un fratellino o di una sorellina, sia nel caso sia il più piccolo ad essere geloso del più grande.

La gelosia tra fratelli non va misconosciuta, non si può “far finta che non esista”, al contrario, bisogna prenderne atto, tenerne conto, aiutare i propri figli ad esprimerla e imparare a gestirla.

Ecco allora dei piccoli consigli sul come fare per gestirla al meglio ed evitare pesanti ripercussioni nelle relazioni familiari.

Quando nasce un fratellino o una sorellina, in maniera quasi automatica il primogenito diventa “il grande”. Bisognerebbe sempre evitare di utilizzare questa espressione, anche perché spesso viene utilizzata per richiedere al bambino una prestazione, un comportamento, un atteggiamento più “maturi” della sua età, “dai il tuo giocattolo al fratellino, dai tu che sei grande!”. Questo provoca nel bambino una grande frustrazione che viene esternata tante volte con atteggiamenti regressivi (richiesta di aver messo di nuovo il pannolino, del ciuccio, del biberon, di stare in braccio, etc.). Questi comportamenti sono una richiesta di aiuto da parte del bambino e non vanno criticati o biasimati. Una modalità per farli cessare non è quella di dire al bambino “ma che dici? Tu ormai sei grande per queste cose” ma quella di sottolineare come egli abbia delle capacità in più rispetto al fratellino, sappia già parlare, camminare, giocare etc.

Un altro errore che comunemente si commette è quello di far subito dei confronti. Per quanto venga spontaneo farli nessun bambino si vive bene il confronto con l’altro, poiché immediatamente penserà che l’altro ha qualcosa che a lui manca. Se la mamma dice “lui da piccolo piangeva sempre, lui invece è un angioletto”, oppure “lui è disordinato, invece il piccolo è ordinatissimo” queste frasi non vengono ascoltate dal bambino come la constatazione di una differenza, magari è con questa intenzione che la mamma l’ha detta, ma come un giudizio di valore, in cui l’altro vale di più perché possiede una qualità che lui non ha. Questo vale sempre, sia nel caso della gelosia del primogenito, sia nel caso di quella del fratello minore.

“E’ il tuo fratellino e tu DEVI volergli bene!”. Questo imperativo, sempre abusato dai genitori, impone che il bambino debba amare chi gli ha usurpato il posto, chi è venuto a rompere un equilibrio e a catturare quelle attenzioni che erano tutte per lui. È un imperativo impossibile da realizzare tout court. L’affetto si costruisce, non è automatico e non bisogna pretendere che lo sia. Se il bambino esprime dei sentimenti negativi nei confronti del fratellino, anzi, gli si dovrebbe dire che lui non è obbligato a voler bene al fratellino, che di certo è obbligato a rispettarlo, a non fargli del male, ma non ad amarlo. L’amore tra i due fratelli arriverà senza bisogno che qualcuno lo imponga, anzi se il bambino si sentirà libero di non amare, alla fine paradossalmente potrà amare più liberamente.

Quando un dei due fratelli fa un dispetto all’altro o gli fa del male è spontaneo reagire alzando la voce, rimproverando e punendo.
Non è questa però la strategia più adatta poiché non fa altro che inasprire gli animi e i sentimenti tra i fratelli.
Questo non vuol dire che i bambini possano essere liberi di picchiarsi e di farsi del male, un comportamento sbagliato, pericoloso e violento va sempre bloccato fermamente. Bisogna però considerare che non è un comportamento che viene messo in atto per “cattiveria”, ma per una debolezza. Il debole è proprio chi fa del male, poiché non trova un altro modo per esprimere la sua rabbia e la sua sofferenza. Anche in questo caso, riuscire a far incanalare la rabbia e l’impotenza nel discorso, trasformando l’azione in parole, può essere più utile ed avere dei benefici a lungo termine rispetto ad un rimprovero o a una punizione.

Dott.ssa Roberta La Barbera
Psicologa e Psicoterapeuta

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