lunedì 22 dicembre 2014

COME FAR CRESCERE UN FIGLIO SICURO DI SE’

In Gran Bretagna si utilizza l’espressione “genitori spazzaneve” per indicare quei genitori che come uno spazzaneve cercano in ogni modo di “aprire la strada” ai propri figli, “ripulendola” da ogni difficoltà, da ogni problema o ostacolo.
Vediamo questo atteggiamento così diffuso al giorno d’oggi e nella nostra società sotto due aspetti: il versante genitori ed il versante figli.

Sul versante genitori la domanda che sorge è “perché?”. Perché i genitori fanno di tutto per facilitare la vita dei propri figli, per trovare sempre essi stessi una soluzione alle problematiche del bambino o del ragazzo? Cosa li spinge a farlo?

È diffusa sul web una vignetta che confronta gli anni ’80 agli anni 2000. La vignetta è la seguente: vi sono due genitori, un bambino ed una maestra. Nella prima vignetta (anni ’80) i genitori, davanti alla maestra, si rivolgono al bambino, con un foglietto in mano, con espressione di rimprovero, chiedendo “cos’è questa nota?”, nella seconda vignetta (anni 2000) i genitori, sempre con la stessa espressione di rimprovero e lo stesso foglietto in mano, davanti al bambino questa volta, si rivolgono alla maestra, chiedendo “cos’è questa nota?”.

Gli insegnanti sanno bene a cosa si riferisca questa vignetta, lo vivono ogni giorno. Leggiamo delle notizie che ci lasciano alquanto perplessi, come ad esempio la storia di quell’insegnante che ha sequestrato il telefonino al ragazzino di terza media perché durante le ore di lezione guardava dei video dal contenuto pornografico e che contattata la famiglia per comunicare l’accaduto si ritrova davanti la madre del ragazzo accompagnata dal suo avvocato ed una denuncia per furto!!
Ci possiamo chiedere: cosa spinge una madre a compiere un’azione del genere?

È un discorso molto complesso che cerchiamo ora di semplificare.
Nella società contemporanea, come mai in altre epoche, società in cui vige una cultura del narcisismo, i figli spesso sono considerati dai genitori come “parte di sé”. Il figlio è considerato “un pezzo di me”, qualcuno che mi rappresenta, che con il suo fare esprime qualcosa di me! Questo modo di concepire i propri figli ha delle conseguenze devastanti. Vediamo perché.
I figli che si ritrovano con genitori per i quali essi sono solo un prolungamento del sé, vengono annientati, schiacciati nella loro soggettività. Non sono più persone separate dai loro genitori, ma in quanto loro “parti” devono rispondere ad una ingiunzione “devi essere come io voglio che tu sia”. Quante volte sentiamo dire “io non avuto nulla ed allora a mio figlio non deve mancare nulla”, “io non ho potuto fare sport ed allora mio figlio farà tutti gli sport che vuole” e così via! Chi ottiene una soddisfazione con questo modo di fare? La risposta è ovvia: il genitore!!

Spesso i genitori, nel loro processo educativo, piuttosto che condividere lo stile educativo dei loro stessi genitori “quando ero ragazzo i miei genitori mi facevano arrabbiare ma ora capisco che avevano ragione” si identificano ancora nel ragazzo frustrato e privato di qualcosa che erano ai tempi della loro infanzia o adolescenza! “I miei genitori mi proibivano di rientrare tardi la sera ed allora quello che io provavo mia figlia non lo deve provare e quindi può rientrare quando vuole”!

Non è detto che lo stile educativo dei nostri genitori fosse privo di errori, visto che tra l’altro ha prodotto tutto questo! Ha prodotto, cioè, una “non crescita”, un “non diventare adulti”, una generazione di “genitori bambini o genitori adolescenti” che abdicano al loro ruolo scomodo di educatori per identificarsi nel bambino e nell’adolescente stesso. Uno stile educativo, anche sbagliato, dunque, non è stato sostituito da un altro stile educativo, ma da un “abdicare” in favore di una genitorialità adolescenziale.

Ecco che allora viene più semplice comprendere il perché tali genitori siano degli “spazzaneve”, perché in effetti colui che viene protetto è sì il figlio, ma il figlio in quanto rappresentazione di se stessi. Ogni problema, ogni ostacolo non lo è solo ed esclusivamente per il figlio, ma per i genitori stessi.

Quante volte ci ritroviamo davanti a dinamiche patologiche tra genitori e figli relativamente allo studio! Tante volte mi è capitato nella mia pratica di mamme che fanno i compiti al posto dei loro figli, di mamme con il cellulare pronto a ricevere le tracce del tema in classe via sms o via whatsapp!

Spesso studiare è una domanda dei genitori, è un loro bisogno e i bambini ed i ragazzi lo percepiscono molto bene! Studiano per fare contenti mamma e papà oppure non studiano per fare arrabbiare mamma e papà. Lo studio rientra in una dinamica genitori-figli in cui se il bambino o il ragazzo è in linea con i genitori allora studierà, se si mette in contrapposizione allora non studierà, perdendo completamente di vista il fatto che lo studio riguarda soltanto se stesso e non la relazione con l’altro!
Davanti alle angosce del proprio figlio, normali in un processo di crescita, i genitori non riescono a rappresentare un punto fermo e deciso di riferimento ma si angosciano a loro volta, cercando quindi di risolvere il problema in prima persona non tanto per alleviare l’angoscia del figlio, ma quanto per alleviare la propria!

Se mio figlio ha problemi con i compagni non gli dico “figlio mio devi risolvertela da solo” ma vado io in prima persona, mi sostituisco a lui!

E a questo punto veniamo al versante figli.

Se è vero che è comodo avere dei genitori che ci risolvono tutti i problemi o che ci eliminano tutti gli ostacoli, è altrettanto vero che ciò ha un prezzo altissimo da pagare.

Il prezzo che si paga si chiama “autostima”. I genitori spazzaneve crescono dei figli sempre più insicuri di sé!
Perché? Cosa accade nella mente di un bambino e di un ragazzo?

Un genitore che si sostituisce a me nella soluzione dei miei problemi che messaggio mi sta dando? Che cosa mi sta dicendo? “Tu sei incapace”, “tu non sei all’altezza della situazione”!
Ecco cosa succede! Il bambino, il ragazzo penserà di non essere in grado, di avere sempre bisogno di qualcuno che lo aiuti nella risoluzione dei suoi problemi e ciò avrà sempre il valore di quella che si chiama in psicologia “profezia che si auto avvera”, più il bambino o il ragazzo si convincerà di questo più nella sua vita farà in modo di trovarsi in situazioni che confermino tale teoria, non sperimentandosi mai da solo, non rischiando mai di fallire, in breve non crescendo mai!

Cos’è la crescita, infatti, se non l’insieme di esperienze che ci portano ad uno sviluppo di noi stessi, esperienze positive ma anche, se non soprattutto, negative! Il bambino e l’adolescente hanno bisogno di sbagliare, di fallire, di commettere degli errori, solo così potranno imparare ad affrontarli, a farne tesoro. Solo così si potranno mettere in gioco e sperimentare anche il successo, il proprio successo e non quello dei genitori!

Evitando ai propri figli il fallimento, perché il fallimento di mio figlio è il mio stesso fallimento, gli impedisco allo stesso tempo di sperimentare il successo, perché anche il successo di mio figlio sarà il mio stesso successo! E mio figlio non potrà mai dire “è solo merito mio” ma sarà ogni volta costretto ad ammettere “è merito di chi mi ha aiutato”!

Dott.ssa Roberta La Barbera
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