lunedì 16 marzo 2015

GENITORI SEPARATI E NUOVI COMPAGNI


Il presente articolo si pone l’obiettivo di suscitare una riflessione in tutti quei genitori che vivono una nuova relazione dopo una separazione o un divorzio. Il tema è molto vasto e può essere affrontato solo “caso per caso”.
Ad ogni modo le indicazioni generali che qui vengono fornite possono aiutare a riflettere sulla modalità con la quale si sta gestendo questa situazione così delicata.
Una domanda che chi è separato si pone spesso è:

Come faccio a ricostruirmi una vita amorosa con una nuova persona?

A questa domanda potrebbero arrivare le risposte più differenti che vanno dall’estremo in cui nel momento in cui ci si separa ci si deve occupare solo ed esclusivamente dei figli, all’altro estremo in cui è giusto rifarsi una vita, perché tanto poi i figli se ne andranno e si rimarrà soli.
Tra questi due estremi, come sempre, ci sono molte vie di mezzo.

Vediamo cosa dovrebbe fare il genitore e cosa il compagno o la compagna.

Per quanto riguarda il genitore separato, innanzitutto, è bene aver chiaro se si tratti di una separazione consensuale (non in termini giuridici, ma effettivamente voluta da entrambi i coniugi) o una separazione che uno dei due subisce a causa della decisione dell’altro. Inoltre è importante valutare se la separazione è avvenuta già per la presenza di un’altra persona oppure no ed il compagno/a è subentrato/a successivamente.
Sono questi dei dati fondamentali per analizzare in che modo i due genitori separati vivano la loro separazione e in che modo possano farla vivere ai loro figli.
È un dato di fatto, purtroppo, che chi paga di più le spese di una separazione quasi sempre sono i bambini, che si ritrovano spesso al centro di conflitti, di rabbie, di diatribe, di ostruzionismi che compromettono il loro sviluppo psicologico e che possono lasciare delle TRACCE INDELEBILI, delle conseguenze nefaste sia per la loro crescita che per le loro stesse future relazioni amorose.
Molto spesso, però, purtroppo questo non viene valutato e i due genitori così presi dalla loro sofferenza, dai loro vissuti, dai loro conflitti a tutto pensano fuorché al benessere dei figli.
Assistiamo quindi a situazioni in cui le madri per vendetta proibiscono ai padri di vedere i figli, a genitori che litigano davanti ai bambini, che davanti ai figli parlano male del padre o della madre, che raccontano dettagli che dovrebbero restare intimi alla coppia, e così via…; assolutamente noncuranti di come tutto ciò possa toccare i bambini, come possa da loro essere vissuto.
Tante volte ho sentito madri parlar male dell’ex marito davanti ai figli dicendo “tanto devono sapere chi è il loro padre, il male che mi ha fatto”, dimenticando che un uomo può anche essere un pessimo marito o compagno ma essere al contempo un ottimo padre. Altre volte padri che attaccano le loro ex mogli non valutando il male che possono fare ai figli, che sentono parlar male della propria mamma.

Tutto ciò viene complicato ancor di più quando sono presenti nuovi compagni o compagne.

I bambini spesso vivono con un grande senso di colpa la separazione dei loro genitori, a partire da un pensiero egocentrico, soprattutto quando sono relativamente piccoli, si fanno l’idea che in qualche modo loro siano responsabili della separazione. Tutto ciò nel migliore dei casi è vissuto a livello consapevole e quindi il bambino può anche esprimere questa sua convinzione e può anche essere rassicurato; altre volte però, il bambino non vive consapevolmente questo senso di colpa e lo agisce sul piano del comportamento, con atteggiamenti oppositivi, provocatori, iperattività, aggressività.
Il senso di colpa può peggiorare se il bambino inizia a frequentare il nuovo compagno della mamma o la nuova compagna del papà. Innanzitutto è bene precisare che più di una volta mi è capitato di ascoltare bambini, figli di genitori separati, essere angosciati dall’idea che la mamma o il papà potessero avere un compagno o una compagna perché quest’ultimo/a avrebbe preso il posto di uno dei due genitori.
Anche quando questo pensiero non fosse presente, spesso il bambino che conosce e frequenta il nuovo compagno o la nuova compagna e magari ci si trova anche bene, sperimenta un grande senso di colpa nei confronti del genitore. Se il bambino conosce il nuovo compagno della mamma ed instaura con lui una relazione significativa, penserà di dare un dispiacere al papà, che sta facendo una cosa sbagliata, che non dovrebbe provare questa simpatia perché a papà di sicuro non farebbe piacere, la stessa cosa vale per la compagna di papà.
Tutto ciò, maggiormente accentuato da un’eventuale conflitto a questo proposito tra i due ex coniugi.
Se un bambino sa che la mamma non ha accettato che il papà abbia una compagna, se sente la mamma lamentarsi di questo, criticare l’ex marito, provare gelosia, avrà enormi difficoltà ad accettare questa persona, perché non vorrà mai dispiacere la mamma. Tutto ciò vale anche per un eventuale compagno della mamma rispetto al papà.
Inoltre non dobbiamo sottovalutare la normale gelosia dei figli nei confronti dei genitori. Ogni bambino ed ogni bambina prova dei sentimenti ambivalenti nei confronti dei genitori, poiché se da un lato il bambino prova gelosia, per esempio nei confronti della mamma, o la bambina nei confronti del papà, dall’altro questa gelosia viene mitigata dall’amore che il bambino o la bambina ha per l’altro genitore.
Nel caso di un nuovo compagno o di una nuova compagna tutto ciò non accade. Il bambino o la bambina non ha sviluppato una relazione affettiva nei confronti di questa persona. “Per me non rappresenta nessuno” è qualcosa che tante volte i figli di genitori separati dicono a proposito dei nuovi compagni. La gelosia, quindi, non ha possibilità di essere mitigata e si esprime a volta con tutta la sua aggressività, sofferenza, angoscia.

Cosa fare allora?

La prima cosa da fare sarebbe quella di strutturare prima una relazione affettivamente valida, facendo, ad esempio, entrare nella vita dei propri figli questa persona in maniera graduale, non invadente, rispettosa degli spazi e dei tempi dei bambini. Permettere ai bambini di iniziare a voler bene al proprio compagno o alla propria compagna e via via gradualmente far comprendere ai bambini che il legame tra il proprio genitore e questa persona inizia ad essere qualcosa in più dell’amicizia, può aiutare i bambini a vivere meglio questa situazione nuova che, ricordiamoci sempre, loro non hanno chiesto!
Bisogna ricordare sempre che i bambini SUBISCONO la separazione dei genitori, che nell’immaginario del bambino ci sarà sempre il DESIDERIO che papà e mamma tornino insieme, e un nuovo compagno o compagna, anche quando non è stato direttamente la causa della separazione, è un ostacolo alla realizzazione di questo desiderio.
Chi si ritrova ad iniziare una relazione con un genitore separato dovrà essere disposto a stare sempre un passo indietro. Dovrà avere la sensibilità di pensare che un’eventuale rabbia o aggressività nei suoi confronti non è rivolta alla sua persona in quanto tale ma a ciò che la persona rappresenta e quindi non dovrà viversi gli eventuali dispetti, sfide, gelosie, aggressività sul piano personale ma in riferimento a ciò che egli o ella rappresenta per il bambino.
I comportamenti e gli atteggiamenti variano naturalmente al variare dell’età del bambino, per cui ciò che è essenziale è sempre una certa elasticità, il non arroccarsi in posizioni rigide, l’ascolto del bambino, ascolto sia delle parole che dei comportamenti, il rispetto dei suoi vissuti, la capacità di mettersi ogni tanto nei suoi panni e cercare di comprendere cosa possa provare, come possa vivere questa situazione.
Un atteggiamento empatico, in cui si vestono i panni dell’altro, spesso ci riserva delle sorprese; vedere le cose dal punto di vista dell’altro ci può far assumere dei comportamenti più adeguati e soprattutto più rispettosi nei confronti dei bambini.
Un altro errore che spesso si compie è quello di essere sempre presenti, con una presenza che dal bambino viene vista come invadente, ingombrante, anche quando non siano queste le intenzioni dell’adulto.
Un bambino che sta con il papà, per esempio, un weekend ogni 15 giorni, ha il DIRITTO di trascorrere del tempo da solo con il papà, senza la presenza della nuova compagna. A volte capita, soprattutto con i bimbi più piccoli, che alcuni papà possano richiedere la presenza della compagna, per sentirsi supportati nella loro funzione genitoriale, per l’accudimento del bambino, etc. In questo caso, dovrebbe essere la compagna stessa a rassicurare il papà delle sue capacità e del fatto che non abbia bisogno di lei e lasciare al bambino tutto il tempo necessario da vivere insieme al suo papà.

Dott.ssa Roberta La Barbera
Psicologa e Psicoterapeuta

Nessun commento:

Posta un commento