mercoledì 28 gennaio 2015

PAPA’ SEPARATI: COME GESTIRE I RIMPROVERI


Quando si parla di bambini è sempre molto difficile affrontare il tema della separazione dei genitori, tema molto vasto che comprende vari aspetti: psicologici, sociali, economici, etc.
Nel pensare al taglio da dare a questo articolo, ho deciso di affrontare un aspetto specifico: la gestione dei rimproveri durante i week end in cui i figli sono con il papà.
La domanda che tante volte mi è stata posta da papà separati è: “come posso continuare a svolgere la mia funzione di padre, come posso educare i miei figli, rimproverarli quando serve, se li vedo un week end sì ed uno no?”, “cosa devono pensare i bambini, li vedo poco e per quel poco tempo li rimprovero pure?”
Si assiste allora a situazioni in cui il papà diviene un “intrattenitore”, qualcuno che per quel poco tempo in cui vede i suoi bambini pensa a come far trascorrere quelle ore, quelle giornate, a quali attività proporre, a come non farli annoiare, a come poterli accontentare. Bandita ogni quotidianità, ogni pranzo o cena a casa, bisogna trovare sempre qualcosa di bello da far fare ai bambini!
È pur vero che ogni situazione di separazione è differente dalle altre, che ci sono dinamiche che sono assolutamente singolari e particolari per ogni coppia, però è anche vero che molti papà si ritrovano a porsi le stesse domande.
Cosa fare allora?
È giusto che un bambino figlio di genitori separati non abbia diritto ad essere educato dal padre oltreché dalla madre?
È giusto che il papà venga considerato solo colui che “mi porta al parco, alle giostre e a mangiare al fast food?”
Chi dice che il tempo che i bambini trascorrono con il papà debba necessariamente essere un tempo piacevole, sereno, senza intoppi, senza difficoltà?
Mai nessuna relazione genitori figli è stata priva di difficoltà, una relazione improntata al mero divertimento ed intrattenimento è una relazione fittizia e quindi inadatta ad assicurare uno sviluppo sereno del bambino.
Bisogna accettare il fatto che i bambini devono essere educati e se è il caso richiamati anche dal papà nei due o tre giorni che stanno insieme. Se il bambino manifesta dei comportamenti tali da richiedere l’intervento dell’adulto, il papà ha tutto il diritto di intervenire! Non solo ne ha il diritto, ne ha il DOVERE!
Il bambino ha bisogno del padre oltreché della madre e ne ha bisogno da un lato come colui che, insieme alla mamma, concorda le regole, pone dei limiti e li fa rispettare, ne ha anche bisogno come punto di riferimento, come colui al quale identificarsi, come modello da seguire, anche quando nell’adolescenza questo modello non andrà più bene. Se non andrà bene sarà comunque per il fatto che c’è stato e che ora il ragazzo adolescente vi si contrappone, alla ricerca di una propria identità. Ma non possiamo distaccarci da qualcosa che non c’è stato, non possiamo contrapporci ad un modello se non lo abbiamo avuto!
Spesso i papà vivono con molta sofferenza e pesanti sensi di colpa la lontananza dai figli, e ciò li porta a non assumere mai un ruolo “scomodo”.
Non si tratta soltanto di come un bambino possa vivere negativamente il rapporto con il papà se questi lo richiama e gli fa seguire determinare regole, si tratta anche di come il papà stesso vive questa funzione, la conflittualità che ha in sé.
Possiamo affermare che è già difficile per i papà di oggi assumere una funzione che nel tempo si è enormemente modificata; spesso c’è disorientamento, c’è confusione, il papà non è più il detentore della legge, autoritario, con il quale “non ci si poteva parlare, si faceva come diceva lui e basta!”; oggi il papà entra in una relazione emotiva ed affettiva importante, si occupa dell’accudimento del bambino, i ruoli all’interno della famiglia sono molto più sfumati, a volte si sovrappongono.
Come gestire tutto questo in una situazione di separazione?
Vediamo cosa deve fare il papà ed anche cosa deve fare la mamma.
Il papà deve accettare di essere, talvolta, anche il destinatario della rabbia e dell’aggressività del bambino. Ogni bambino che viene richiamato o che deve seguire determinate regole prova rabbia ed aggressività, fastidio, nervosismo, il papà deve essere in grado di accogliere questi sentimenti quando si presentano, anche se si sta insieme solo due giorni; accoglierli ed elaborarli insieme al bambino “comprendo che tu sia arrabbiato perché non ti permetto di trascorrere tutto il tempo davanti al videogioco ma sai che c’è una regola secondo la quale si gioca con il videogioco un’ora al giorno e non di più! E questo vale sia quando sei con la mamma che con il papà!”.
E veniamo adesso al ruolo che la mamma riveste in tutto questo.
Ci si può chiedere “e che c’entra la mamma? Il bambino è da solo con il papà!”.
Mi è capitato molte volte di papà che si lamentano di aver rimproverato il proprio figlio ed essersi ritrovati sotto casa l’ex moglie, chiamata dal bambino, perché dopo il rimprovero non voleva più stare con il papà.
Cosa deve fare una mamma quando il bambino viene richiamato dal papà e telefona in lacrime dicendo “non ci voglio stare più con papà, vienimi a prendere!”.
Che messaggio trasmette la mamma al bambino rispondendo positivamente alla sua richiesta?
Andandolo a prendere la mamma squalifica completamente il papà, agli occhi del bambino non lo autorizza ad agire in quella determinata maniera, ad educarlo, a richiamarlo se sbaglia.
Si può comprendere molto bene l’angoscia di una mamma che sente al telefono il bambino che chiede il suo intervento, ma tante volte per il bene dei nostri figli dobbiamo gestire l’angoscia e fare la cosa più giusta pensando a lungo termine e non a breve termine.
A breve termine io risolvo il problema, il bambino piange, non vuole più stare con il papà che l’ha richiamato, o che non lo ha accontentato, lo vado a prendere e tutto si rasserena.
E a lungo termine?
La mamma sta impedendo al proprio figlio di sperimentare la propria relazione con il papà. Come dicevo più sopra le relazioni vere sono fatte di momenti belli e momenti brutti e tutti noi lo sappiamo se pensiamo alle nostre relazioni con i nostri genitori. Allora perché privare il bambino di sperimentare una lite con il papà, una lite che poi porterà ad un chiarimento e ad una riappacificazione, e dunque ad una crescita del rapporto tra i due?
Ogni mamma dovrebbe domandarselo!
“Ecco ancora una volta è colpa delle mamme” qualcuno starà pensando! Non è così. Non è una questione di colpe. Non è di questo che si tratta. Si tratta del peso che la “parola” della mamma ha per un bambino, dell’importanza che per un bambino hanno le reazioni della mamma.
Se un bambino va con il papà e vede che la mamma è tranquilla, vivrà anche lui in maniera più tranquilla il distacco dalla mamma e il tempo trascorso con il papà. Se percepisce l’ansia della mamma, invece, anche lui si mostrerà più ansioso.
Se alla fatidica telefonata “vienimi a prendere” la mamma si mostra comprensiva, ascolta ciò che è successo, ma invita il bambino a risolvere da solo con il papà il problema che si è posto, farà un grande favore al proprio figlio, gli permetterà di costruire e vivere un rapporto autentico con il padre e ogni bambino ne ha il diritto!
E quando sono i papà a telefonare alle mamme dicendo “vienilo a prendere perché non vuole più stare?”.
Anche qui la reazione della mamma può essere fondamentale per riportare il papà ad assumere il suo ruolo, a gestire da solo la relazione con il bambino e a non “auto screditarsi” agli occhi del figlio. Cosa può pensare un bambino che ascolta questa telefonata “papà non vede l’ora di liberarsi di me”, anche se non è vero, anche se il papà lo fa perché non riesce a gestire la difficoltà da solo e cerca una soluzione semplice, il bambino penserà sempre che “in fondo papà non ci tiene poi così tanto!”.


Dott.ssa Roberta La Barbera
Psicologa e Psicoterapeuta
Viale Croce Rossa, 77 Palermo
Mail. rob.lab@libero.it

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